Il poliedrico artista racconta “PUNTO”, il suo disco d’esordio in distribuzione già dal 28 marzo

Con il suo primo album “PUNTO”, uscito il 28 marzo, Malavoglia compie un viaggio intenso attraverso sette anni di esperienze, emozioni e crescita artistica. Un disco autentico, nato da un percorso personale che abbraccia solitudine, sudore, volti e luoghi, senza forzare messaggi ma lasciando parlare la vita stessa. Le nove tracce che compongono il progetto seguono un ordine emotivo più che cronologico, racchiudendo la storia di un artista che fa della sincerità il suo punto di forza.
In questa intervista per Mediafrequenza, Malavoglia ci racconta la genesi del disco, l’importanza della copertina realizzata da Valentina Saccà, i brani a cui è più legato e i retroscena più curiosi delle registrazioni. Con uno sguardo già rivolto all’estate 2025, l’obiettivo è chiaro: portare “PUNTO” dal vivo, ovunque possibile.
Ciao Malavoglia! È da poco uscito il tuo nuovo disco. Com’è nato e qual è il messaggio che dovrebbe essere colto dagli ascoltatori?
Ciao a voi di Mediafrequenza e grazie per avermi invitato a raccontarmi!
Sì, il 28 marzo è uscito il mio album PUNTO e porta con sé i primi 7 anni di MaLaVoglia, quasi un decennio. All’interno dell’album ci sono 9 tracce ma solo la prima e l’ultima sono in ordine cronologico; la prima è SEI BRAVO MA… e l’ho scritta nel 2018 anche se poi l’ho pubblicata nel 2024.
L’ultima traccia, invece, è JOHNNY FA IL MIELE ed è stata scritta nel 2024, freschissima quindi. Nel mezzo altre 7 tracce piene di vita, posti, facce, sudore, solitudine, picchi e abissi. Questo è il mio album.
Non ha messaggi particolari, racconta però chi sono e cosa significa per me fare musica: vivere tutto sulla mia pelle.
È un album vero.
Cosa rappresenta la cover dell’album?
Per la cover dell’album mi sono affidato a Valentina Saccà e le avevo chiesto di tirarmi fuori un’immagine che rappresentasse qualcosa di significativo contenuto all’interno di una delle canzoni dell’album.
Quando ho visto il divano e il bicchiere, mi sono rivisto in una di quelle mille volte da solo in casa ad annegare tra pensieri, canzoni e qualcosa da bere.
Mi ha colpito subito.
C’è un brano del disco a cui ti senti particolarmente legato?
Sicuramente la title track Punto è una di quelle alla quale sono più legato, ma ce ne sono altre come Terra Rossa, Camoscio, Johnny fa il miele alle quali sono strettamente più legato. Tutte sono significative, sono pezzi di me.
Punto però contiene un po’ di tutto quello che ho vissuto.
In quanto tempo è maturato il nuovo progetto discografico?
Come ti dicevo a inizio intervista l’album parte da lontano e cioè quando è nato MaLaVoglia, nel 2018. È maturato in un tempo molto lungo se ragioniamo secondo le tempistiche ultra veloci di ora. Avrei voluto farlo uscire prima l’album? Sì, ad essere sincero. Ma devo essere altrettanto sincero nel dirti che non c’erano le condizioni minime necessarie per poter pensare di uscire con un album e in primis perché all’album do molta importanza. Non mi andava di fare un album per forza, senza averne vissuto il peso bellissimo che portava con sé. Secondo me bisognerebbe avere sempre questa sorta di reverenzialità e responsabilità nei confronti della musica. Puoi fare anche musica leggera, ma devi capire cosa stai facendo…è qualcosa di importante.
C’è qualche aneddoto curioso, accaduto durante le registrazioni del disco che vuoi raccontarci?
Le registrazioni del disco hanno avuto tempi, luoghi e persone diverse. Alcune canzoni sono state
suonate dalla mia band con cui era nato inizialmente il progetto MaLaVoglia, altre invece sono state registrate in studio da musicisti che non ho mai visto prima ma ai quali mi sono affidato tramite uno dei due produttori artistici dell’album Davide Gobello.
La cosa più curiosa è che l’album risulta sempre molto coerente pur nella distanza stilistica dei brani, c’è un filo connettore che li tiene insieme. Se ti facessi la domanda su quali dei brani è suonato dalla mia band e quale dai musicisti di Gobello probabilmente non risponderesti in maniera corretta. Questa forse è la cosa più curiosa in fase di registrazione. È stata rispettata l’essenza dei brani e cosa volevano comunicare, come se i brani si fossero fatti capire da chi li stesse ascoltando.
Progetti per l’estate 2025?
Vorrei suonare, un sacco.
Portare PUNTO in giro e dove mi sia possibile. Spazi non ce ne sono molti ma quelli disponibili cercherò di andarmeli a prendere.