ClaT torna con “Logic”, un lavoro visionario nato da esperimenti sonori e maturato negli anni, tra lockdown e nuove consapevolezze. L’artista si svela ai lettori di @MEDIAFREQUENZA

Un disco che guarda avanti, ma affonda le radici nell’urgenza del presente. ClaT torna con “Logic”, un lavoro visionario nato da esperimenti sonori e maturato negli anni, tra lockdown e nuove consapevolezze. Il titolo non è solo un omaggio al software con cui ha preso forma il progetto, ma anche un invito ironico a riflettere sulla razionalità – o irrazionalità – con cui affrontiamo il futuro del nostro pianeta.
Sintetizzatori, atmosfere sospese e testi bilingue disegnano uno scenario quasi fantascientifico, in cui si immagina una civiltà costretta a decidere se abbandonare la Terra. Ma sotto la patina elettronica si nasconde un’anima intimamente cantautorale, che trova nel brano Il-logico una perfetta sintesi tra leggerezza e profondità. La cover, ideata da Ina Bilanishvili, rafforza questo immaginario: una figura in bilico tra terra e spazio, tra scelta e incertezza.
Abbiamo intervistato ClaT per farci raccontare la genesi di questo progetto e scoprire cosa c’è dietro il suono sintetico di un disco sorprendentemente umano.
Ciao ClaT! È da poco uscito il tuo nuovo disco. Com’è nato e qual è il messaggio che dovrebbe essere colto dagli ascoltatori?
“Logic”, a differenza dei miei precedenti album ed Ep, è nato partendo dalle basi strumentali, alcuni veri e proprio esperimenti della prim’ora al corso di registrazione che ho fatto utilizzando il programma “Logic”, che ha guidato la scelta del titolo. Ammaliato e guidato dal suono dei synth, quando mi sono ritrovato a scegliere quali basi trasformare in canzoni vere e proprie, mi è venuto spontaneo immaginare come sarà la vita se veramente finissimo tutte le risorse del pianeta e nel futuro dovessimo decidere se scappare nello spazio.
Cosa rappresenta la cover dell’album?
La copertina, ideata dalla mia amica Ina Bilanishvili, rappresenta una persona del futuro persa in un limbo tra terra e spazio, forse nell’indecisione se veramente lasciare il nostro pianeta. Nel momento in cui era stata preparata la prima bozza, l’album doveva essere unico, ma poi ho pensato a dividerlo in 2 parti e mi è piaciuta molto la sua idea di modificare i colori della versione italiana con la nostra bandiera.
C’è un brano del disco a cui ti senti particolarmente legato?
Sicuramente “Il-logico”, che ho pubblicato come primo singolo e di cui ho girato anche il video che si trova facilmente online, pezzo apparentemente allegro ma che contiene anche suoni cupi e testo riflessivo.
In quanto tempo è maturato il nuovo progetto discografico?
L’album devo dire che ha avuto una gestazione piuttosto lunga, perchè molte di queste canzoni erano inizialmente veri e propri esperimenti che ho fatto tra il 2018 e 2019. Solo nei tempi del lockdown del 2020 ho capito che su alcune di queste composizioni avrei potuto cantarci sopra e mi sono messo a scrivere i testi dapprima in inglese e poi le controparti in italiano. Nel frattempo ho lavorato anche al mio precedente Ep ed ho poi deciso di pubblicare prima quello e mi sono tenuto in serbo “Logic”, forse attendendo il momento giusto, grazie all’incontro con Paolo Meneguzzi ed i suoi collaboratori, che mi stanno aiutando a promuoverlo grazie alla loro “Pop Music Label”.
C’è qualche aneddoto curioso, accaduto durante le registrazioni del disco che vuoi raccontarci?
Dopo aver deciso quali canzoni avrebbero preso parte nell’album, ho deciso di far risuonare le parti di basso a Luca Mazzoni, noto bassista di Como col quale avevo già collaborato per il mio primo album “Directions” e suonato in vari progetti. Essendo tutt’ora periodo di lockdown, Luca, ha registrato le sue parti a casa sua e poi le ho inviate assieme al resto delle tracce a Julio Speziali, che si è occupato del mixaggio e mi ha aiutato a registrare le voci e ha aggiunto alcuni strumenti. Tuttora, 4 anni dopo, non si sono mai incontrati dal vivo.
Progetti per l’estate 2025?
Sicuramente mi piacerebbe presentare a breve queste canzoni dal vivo, suonandole con con musicisti “old style” così come sono abituato e meno basi possibili, nonostante nella registrazione io non sia stato avaro di synth.