Da Coldiretti una denuncia che apre altri scenari sugli interessi delle mafie verso precisi comparti dell’economia
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di Damiano Rulli
La cattura di Matteo Messina Denaro conferma come la mafia ha investito anche nel settore agroalimentare, tanto da diventarne un business prioritario che ha superato i 24,5 miliardi di euro.
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini afferma che la mafia ha interessi radicati in vasti comparti dell’agroalimentare.
Ne è prova, tra l’altro, la quasi certezza che a favorire la latitanza del boss sia stato un commerciante di olive che gestiva un centro per l’ammasso delle cultivar Nocellara del Belice alla periferia di Campobello di Mazara e che tra i doni preferiti per i sanitari c’erano olio o altre specialità contadine.
La criminalità, con l’intermediazione, distrugge la concorrenza e il libero mercato legale soffocando l’imprenditoria onesta, anche compromettendo – denuncia la Coldiretti – in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy.
Le mafie nelle campagne operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell’Unione europea fino al controllo di intere catene di supermercati e ristoranti.
(Fonte: Coldiretti)