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PASSOGATTA, 103 ANNI DOPO PER NON DIMENTICARE

L’eccidio fascista sarà rievocato il 29 maggio dallo storico Giovanni Criscione sulla base del suo recente libro “La strage di Modica”. Un tributo alle vittime e un’occasione per riflettere

Il 29 maggio 1921 nella contrada di Passogatta, alle porte di Modica Alta, si consumava una strage nella quale nove lavoratori perdevano la vita. A distanza di 103 anni, nello stesso giorno e negli stessi luoghi, lo storico Giovanni Criscione ricostruirà i fatti, le cause, i profili dei caduti e la storia processuale sulla base del suo libro “La strage di Modica” (edizioni Sicilia punto L), in distribuzione da poche settimane ma che ha già riscosso l’interesse del pubblico e della critica.

L’evento, mercoledì 29 maggio con inizio alle ore 18,15 si svolgerà nel parcheggio di Passogatta (di fronte la Farmacia del Mulino), per l’occasione adibito a teatro all’aperto. Dopo i saluti del sindaco Maria Monisteri e dei segretari provinciali Peppe Scifo (CGIL), Pippo Gurrieri (CUB) e Giovanni D’Avola (UIL), l’autore ripercorrerà la cronaca dell’eccidio grazie ai documenti d’archivio e alle fonti giudiziarie che ha riportato alla luce nel corso della sua ricerca. 

L’intervento dello studioso si alternerà alla lettura di brani tratti dal libro, a cura dell’attore e poeta Francesco Basile; e all’esecuzione di canti di lotta e di protesta degli anni Venti del Novecento da parte della cantante Fiammetta Poidomani, voce e chitarra. 

“La strage di Modica” è un libro d’inchiesta su un oscuro episodio della storia italiana: una manifestazione organizzata dal Partito Socialista e finita in tragedia, durante uno scontro con le forze dell’ordine e alcuni fascisti. Oscuro non solo perché i mandanti e gli esecutori materiali sono rimasti nell’ombra, ma anche perché è sconosciuto alla quasi totalità degli storici italiani. Non solo. Nella vicenda c’è un mistero nel mistero: i nomi delle vittime scomparvero dai registri dello Stato civile e del Cimitero, così come alcuni documenti dai faldoni del processo. Le autorità e la forza pubblica non furono estranee all’eccidio, coprendo i responsabili e pilotando il processo nella Corte d’Assise a Siracusa nel dicembre 1922 verso un esito assolutorio. La strage, funzionale agli interessi dei ceti agrari e delle borghesie reazionarie, servì a contrastare l’avanzata del movimento contadino che aveva occupato le terre e ottenuto salari più alti. E a infliggere il colpo di grazia al Partito Socialista,  le cui amministrazioni comunali erano state costrette a dimettersi con la forza nelle settimane precedenti in vista della campagna elettorale per le politiche del 15 maggio 1921. 

Gli antecedenti e le cause della strage vanno ricercate principalmente nell’occupazione delle terre, nella politica tributaria e fiscale di tipo progressivo della giunta comunale rossa, nell’aumento degli scioperi a carattere sindacale e politico e nella violenta propaganda socialista inneggiante alla Rivoluzione russa. Se nella Sicilia centro-occidentale furono i mafiosi a difendere gli interessi di agrari e industriali dalle aspirazioni proletarie, nell’allora Circondario di Modica quel compito toccò ai fascisti, con l’appoggio degli apparati e degli uomini dello Stato.   

La rievocazione della strage di Modica, oltre che un omaggio alle vittime, vuole essere anche un momento di riflessione e di impegno a non dimenticare. In un momento in cui la giustizia sociale e i diritti umani sono messi alla prova (morti sul lavoro, repressione violenta del dissenso, aumento delle disparità economiche e sociali, manipolazione dell’informazione, ecc.), è fondamentale guardare al passato e trarne un insegnamento per il futuro.

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