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ATHENA BARBERA, UNA SILLOGE POETICA PER DARE LUCE ALLE OMBRE/INTERVISTA

“Tacite Ombre”, la nuova silloge poetica di Athena Barbera, pubblicata da Pegasus Edition, concorre al Premio Strega Poesia 2024. L’autrice ci accompagna tra i meandri dell’io nascosto

In “Tacite Ombre”, l’autrice ci guida in un viaggio poetico avvolgente, dove i versi liberi esplorano l’amore, la mancanza e la resilienza. Ogni poesia è un dialogo introspettivo, un cammino tra passioni e solitudini, desideri e distacchi, riflettendo il tumulto di sentimenti che abita ogni cuore umano. Qui, l’amore si rivela in tutte le sue forme: come una forza naturale, impetuosa e vibrante, o come un silenzio soffocato, simbolo di un dolore nascosto.

La silloge si trasforma in un invito a navigare nelle ombre dell’amore, attraversandone le mutevoli sfumature e scoprendo, nell’oscurità, una luce di comprensione e forza interiore. “Tacite Ombre” è più di una collezione di poesie, è un percorso emotivo che ci insegna a rinascere dalle tempeste dell’anima, offrendo una visione che unisce pathos e un fascino profondo.

Cosa ti ha ispirato a scrivere questa raccolta di poesie e qual è il tema principale che attraversa le tue composizioni in questo libro?

Non c’è stato un momento in cui ho preso la decisione di raccogliere le mie poesie in una silloge. È stata invece una intuizione della mia agente Michela Tanfoglio che ha accesso ad ogni mio scritto, da quelli nascosti nelle cartelle del pc ai post it disseminati per casa.

Il tema principale è l’abbandono, nella sua duplice lettura attiva e passiva. L’abbandono al flusso universale, alla consapevolezza di ciò che ci circonda, l’abbandono a un sentimento o a uno stato d’animo, ma anche l’abbandonarsi al dolore per abbracciarlo.

E poi c’è l’abbandono passivo, la situazione in cui si viene abbandonati dall’altr*, lasciati in disparte, non più visti, né compresi. E l’amarezza che ne deriva.

Qual è stata la tua più grande sfida durante il processo di scrittura di “Tacite Ombre” e come l’hai superata?

La vera sfida è stata compiere una scelta perché, nella mia visione iniziale, quasi nessuno dei miei versi era degno di una raccolta da presentare al pubblico. Difficile è stato riuscire a fare un passo indietro per recuperare obiettività e, con questa, anche la capacità di sentire cosa funzionasse e cosa no. Se una poesia non parla a tutti, se non sfiora corde che vibrano nell’universale, allora è solo un esercizio di scrittura.

Molte delle tue poesie affrontano temi molto intimi e personali. Come ti senti nel condividere queste esperienze così profonde con il pubblico attraverso la tua scrittura?

Come se ballassi nuda sotto la pioggia davanti a un pubblico. Questa è la sensazione se mi soffermo a pensarci, altrimenti cerco di prendere le distanze, lasciare scorrere versi e frasi, nella convinzione che l’amore, la delusione, l’ira, l’abbandono siano comunque temi universali in cui ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è riconosciuto.

La tua scrittura poetica è stata influenzata da altre forme d’arte, come la musica o la pittura? Se sì, in che modo?

La musica, sicuramente. I nostri cantautori italiani, soprattutto la scuola genovese, hanno avuto un’influenza determinante e altrettanto discreta. Le mie ninne nanna erano le canzoni di De André, di Guccini, di Bindi, di Lauzi, di Battiato. Abbiamo parolieri straordinari in Italia, ma se dovessi scegliere una colonna sonora per Tacite Ombre sarebbe l’album “Bar della Rabbia” di Mannarino. Ogni volta che lo ascolto mi regala qualcosa di nuovo, oltre al pensiero: “Ecco, questo avrei voluto scriverlo io!”.

Infine, quali sono i tuoi progetti futuri? Possiamo aspettarci altre opere poetiche da parte tua?

Non sono certa di poter contare su un’altra congiunzione astrale così favorevole come è avvenuto per Tacite Ombre e, soprattutto nell’ambito della poesia, non ho alcuna intenzione di forzare la mano. Sono una saggista ed con un saggio che tornerò in libreria. Nel frattempo, continuo con il mio lavoro di editor e traduttrice che è una fucina di soddisfazioni.

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