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L’EDITORIALE

Scusi ha visto il Covid?

di Davide Iannuzzi

Il lascito di buoni propositi del G20 da parte dei maggiori Paesi industrializzati introduce l’interesse collettivo, con soluzione di continuità all’ancor più atteso COP26, che si è aperto già da alcune ore. Glasgow l’ultima spiaggia per potersi spingere oltre la mera presa di coscienza di un problema il cui atteggiamento, secondo quanto espresso dall’erede al trono britannico, il Principe Carlo, deve essere quello di sentirsi ‘sul piede di guerra’.

Gli stessi toni sono quelli di Boris Johnson che rincara la dose in modo lapidario: “Resta un minuto prima della mezzanotte, se non saremo seri”. Che oltre la mezzanotte si vada verso una nuova alba dipenderà molto più che dall’ottimismo indotto di un manifesto epocale fatto di slogan e denunce, quanto di autocritica attinente al mero esercizio dialettico.

Gli ingranaggi del mondo non sono cambiati e le principali cause del malessere ambientale continuano ad essere gli assi portanti dell’inarrestabile consumismo e del suo insostituibile verbo: il profitto. Intanto i media britannici hanno riferito che i Paesi concretamente impegnati nella riduzione dei gas nocivi sono 49 con l’obiettivo fissato al 2050 per il raggiungimento del tetto di 1,5, mentre altri 40 Paesi si direbbero propensi a fare altrettanto all’appressarsi di quella scadenza. Per Cina, India e Russia la data di riferimento sarebbe fissata entro il 2060.

Ma la scienza non è opinione e i venti dell’ottimismo non possono bastare a placare l’avanzata dell’irreversibilità di una catastrofe universale. Il minuto prima della mezzanotte è forse già scaduto, e i tempi del Covid-19, con le sue varianti e le diatribe sul green pass e sulle tesi complottiste sembrano allontanarsi come un ricordo semi sbiadito. Quanti miracoli sa compiere la potente macchina mediatica.

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