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IBLA, VOCE DI MADRE TERRA

La recente partecipazione ad ‘Amici’ ha sancito la popolarità e il talento raggiunti in breve tempo dalla giovane artista siciliana. Ibla si racconta tra originalità di stile dei suoi brani e recupero culturale nella sua terra d’origine. Nel futuro anche l’esportazione di un  ambizioso progetto teatrale

di Davide Iannuzzi

All’anagrafe Claudia Iacono la giovane cantante e autrice, in arte Ibla, nata nella provincia di Agrigento vanta già un curriculum da fare invidia. Nel suo singolo più recente intitolato “Libertad” l’artista esplora il significato di amore, mettendone a nudo i contraddittori delle sue più frequenti e tossiche interpretazioni, fino ad approdare al significato più terapeutico della rinascita che sopravvive al dolore. Leggerezza e impegno caratterizzano i suoi testi che si evolvono in un costante lavoro di internazionalizzazione linguistica e costruzione del personaggio, proiettandosi oltre il perimetro della competition del talent show, li dove il successo supera anche le logiche di mercato. Mediafrequenza incontra Ibla per comprendere più da vicino il progetto da cui scaturisce il fenomeno mediatico.

Partiamo dal tuo singolo più recente, “Libertad”: cosa aggiunge questo testo al concetto di libertà?

Per me questo brano rappresenta la mia liberazione perché parla di un amore tossico, un amore che in qualche modo ti opprime, quindi il messaggio che volevo trasmettere  è realmente: “amati e rispettati prima di tutto”, perché credo che solo così si può amare bene. Si puó rispettare gli altri perché si é compreso cos’è il rispetto per se stessi. Per me l’amore è questo, libertà. Nessuno che ti modella per quello che vorrebbe che tu sia.

Quindi possiamo anche uscire dalla sfera dei sentimenti del rapporto uomo donna e trasferire questo concetto su qualsiasi campo della vita..

Il concetto di Amore é universale, e in qualsiasi tipo di rapporto credo che il suo corretto sognificato sia alla base.

Nel videoclip ti vediamo inizialmente danzare con delle catene che sono poi il simbolo di schiavitù. Per te che sei anche autrice dei pezzi, e quindi osservatrice della vita e degli eventi, quali sono le catene più difficili da spezzare?

Quelle mentali. Lo dico sempre, io credo che noi siamo i carcerieri della nostra libertà. A me è capitato davvero tante volte di porre limiti a me stessa solo per il fatto di provare paura. Spesso crediamo di non potercela fare, o di dover in qualche modo soccombere inermi situazioni spiacevoli. Ma poi arriva il momento in cui ti liberi, guardando semplicemente la realtà dei fatti e abbandonando  per un attimo le paure. Ci sono stati momenti in cui dopo averlo fatto mi sono sentita realmente tanto libera, e credo che in generale tutto parta dalla nostra testa.

Cito una cosa che hai detto te: “il segreto più grande di un amore sano secondo me è davvero amare prima se stessi senza andare alla ricerca dell’altra metà della mela. Siete voi stessi la mela più bella e lucente dell’albero”. Abbiamo detto che esistono certe disillusioni, certi risvegli amari nella vita, soprattutto in amore, ma poi esistono le belle favole come una crescita piuttosto fluida e spedita nella carriera che si vuole percorrere. Come stai vivendo  questo momento?

Sto cercando di sfruttare tutto quello che ho appreso in questi mesi ad Amici, che è stata comunque un’esperienza straforte e molto istruttiva, essendo stato un full immersion continuo di musica, dove è impossibile non apprendere. Dico sempre che un giorno passato lì è come un mese altrove perché si é costantemente  immersi nella musica. In questo momento sono in un flusso continuo di idee, di creatività e di cose da dire e sicuramente tutto questo è dovuto a questa esperienza vissuta. Ho la necessità di far uscire e di far vedere tutto quello che ho imparato e tutto quello che ho assorbito.

Parliamo adesso della tua sfera autorale; cosa ti fa capire che un’idea, uno spunto di riflessione debba necessariamente evolversi in un testo di una canzone?

Solitamente questa cosa avviene quando mi viene in mente un pensiero, o delle cose in cui credo veramente tanto come “Libertad”, come anche “No te gusta”, nella sua leggerezza, quando penso “questa cosa la devo condividere con gli altri perché credo sia un pensiero che possa fare bene, perché ha fatto del bene a me” , quindi nel momento in cui credo che quel pensiero sia importante da condividere, importante per me, importante per gli altri, per le persone che magari hanno vissuto la mia stessa situazione o che la vivranno un giorno, e potranno in qualche modo immedesimarsi nella mia canzone. Il mio pensiero, il mio modo di vivere sono stati molto influenzati dalle canzoni, dalle cose che scrivevano gli altri. Molto spesso mi ritrovavo in determinate situazioni complicate e pensavo a una canzone, e da lì ne uscivo fuori. Io credo che la musica possa tanto influenzare il pensiero degli altri, e cerco di stare più attenta possibile e mandare dei messaggi giusti, che possano fare del bene.

Canti spesso in spagnolo quindi scrivi anche testi in lingua spagnola. Scrivi pensando direttamente in spagnolo?

Per quanto riguarda ‘Libertad’ si, e anche per “No te gusta”, effettivamente non avevo mai pensato a questa cosa. I brani sono usciti così, sono nati effettivamente in spagnolo.

Questo vuol dire che ti sei anche tuffata in questa cultura..

Tantissimo, al punto tale da sentirmi realmente a casa quando sento e vivo quelle sonorità che mi ricordano tantissimo la mia terra. E sto bene quando lo faccio, sono veramente a mio agio dentro quelle sonorità.

Provando a te stessa con gli occhi dello spettatore, chissà quante volte ti è capitato di rivederti in video dopo una performance, magari ad Amici o in altri contesti televisivi, oppure live in qualche piazza; cosa ti piace di più di Ibla?

Considera che mi devo guardare sempre la seconda volta perché quello che vedo di me la prima volta mi mette disagio, ma credo che sia un una cosa normale. Diciamo che ho avuto bisogno di tempo per abituarmi a vedermi in tv, a vedere le mie esibizioni eccetera, è come se un po’ mi vergognassi di quella cosa, non so nemmeno il perché, però nel momento in cui la guardo con attenzione tolgo anche lì le catene mentali, i dubbi, le cose che mi metto da sola in testa. Quello che mi piace sicuramente è il carisma, la forza che ho, poi quando mi riguardo dico “wow, devo averla anche nella vita normale questa cosa”, ed è una cosa che mi esce molto spesso, quasi sempre sul palco, questa quasi potenza. Non saprei spiegare precisamente il tipo di sentimento che mi investe in quei momenti.

Quindi possiamo dire che la tua principale forza è quella carismatica della front woman….

Esatto, è la forza in cui credo, quella delle parole per come le dico, forse perche ci credo veramente tanto, e sono sicura di quello che dico sul palco, perché arriva innanzi tutto a me stessa.

Penso che la critica metta tutti d’accordo sul fatto che in te convivono un po’ diversi contrasti come la mediterraneità per esempio oppure l’immagine più squisitamente rock o addirittura gipsy. Da dove proviene questa mistura di essenze?

Sicuramente dagli ascolti, io come dicevo prima mi faccio influenzare tantissimo dalla musica, ascolto tutto, e cerco di farmi influenzare da tutto. Cerco di essere un po’ quello che è stata la Sicilia, cioè, tutte quelle mescolanze che hanno formato la mia terra io le sento tutte dentro, cioè nel momento in cui io ascolto musica folk, araba, spagnola e cose gipsy, gitane ecc, io mi rivedo in quelle cose e cerco di assorbirle il più possibile. Tutto poi affiora nell’anima nella dimensione di scrittura e di ascolto delle canzoni.

A proposito di questo sei nata nella provincia di Agrigento, però il tuo nome mi sembra che renda omaggio invece a Ragusa, un quartiere che si chiama Ibla..

E invece no, non ho scelto Ibla per questo motivo, è una cosa che un po’ si avvicina. Mi è nata la necessità di dare un nome a tutto quello che scrivevo, perché comunque la sentivo un pó come una seconda personalità, è come se il mio pensiero si solidificasse, e allora ho detto, devo comunque scegliere un nome che mi rappresenti al 100%. Sono molto legata alla mia terra come puoi vedere, e cercavo un nome che rappresentasse la Sicilia, e che poi potesse rappresentare me, e Ibla esce fuori per tantissime cose legate alla Sicilia arcaica, esce per i greci, per le colonie che si venivano a formare e da lì anche il nome di Ibla del centro storico di Ragusa. Tutto risale a non so quanti secoli fa.

Allora anche la dea..

Esatto, quello che mi ha colpito è stato proprio l’esistenza di questa leggenda di questa dea sicula che si chiamava Ibla o Iblea, ed era la dea della fertilità, dell’inferno, della primavera, aveva tante sfaccettature e sono cose che io ritrovo tantissimo nella mia personalità, cose opposte, personalità opposte, e allora ho detto: “credo che questo sia il nome giusto”.

Quindi torniamo al tema dei contrasti che convivono nella stessa persona..

Esatto

Abbiamo parlato prima dello spagnolo, in che rapporto sei invece con il siciliano, con il repertorio della canzone siciliana, visto che hai detto che ascolti anche molta musica folk. Nel tuo programma dietetico musicale dev’essere inclusa anche la tradizione della canzone siciliana, immagino..

Guarda quella per me viene prima di tutto, e io ho addirittura scritto un progetto teatrale sulla musica folk siciliana, soprattutto incentrata su Rosa Balistreri che è un nostro orgoglio siciliano. L’ho veramente studiata in ogni angolo, in ogni sua sfaccettatura perché è una personalità che mi cattura tantissimo, quindi sono legatissima alla musica folk, e cerco in modo molto naturale di portare sul palco la mia terra. Credo che questo emerga semplicemente dagli atteggiamenti che ho sul palco. La terra è il posto in cui nasci, ti condiziona tantissimo più di ogni altra cosa, e quindi credo e spero che quando la gente mi vede sul palco veda un po’ della mia terra.

E questo progetto teatrale è ancora in fase di scrittura o avrà uno sviluppo imminente?

È un progetto che scrissi circa due anni e mezzo fa, e avevo l’intenzione di portarlo un po’ in giro nel mondo. Per due anni l’ho portato in giro nei teatri, nelle piazze e nei posti più belli della mia terra, e ho naturalmente ho abbandonato la situazione per ‘Amici’, che mi ha fatto mollare anche il Conservatorio. Posso fare una cosa sola, però in generale il mio sogno è quello di portare la Sicilia nel mondo, perché la Sicilia sia bella da sentire e da vedere, e spero di poterle dare un contributo. Per questo il progetto non lo abbandonerò.

Aspetteremo con ansia. C’è una persona, Rudy Zerbi, che è stato il traghettatore dal premio Radio Deejay ad ‘Amici’; quanto è importante trovare subito una figura manageriale, di spessore ed incisiva, incontrare le giuste persone, rispetto all’affidarsi al naturale evolversi degli eventi, quello che magari invece ci fa conservare un po’ di più la serenità nel caso in cui poi non dovessimo farcela?

Da soli non si va da nessuna parte, io devo ringraziare Rudy, e molto prima di Rudy, ‘Isola degli Artisti Academy’, che ha creduto in me, e con la quale tutt’ora collaboro. Poi, naturalmente il fattore Rudy è venuto dopo. Hanno creduto in me e mi hanno permesso di farmi fare tantissime esperienze e provare tantissimi stimoli. Se hai l’appoggio di più persone che ti aiutano e ti spronano è più facile, però in generale abbiamo proprio bisogno di persone che credono in noi per avere un motivo in più per fare le cose.

Pensi che la visibilità che si ha da un talent show possa essere anche un limite o addirittura una gabbia in certi casi?

Dipende da come la vivi, se tu su un palco, qualsiasi esso sia, un talent o una piazza o qualsiasi altra cosa, porti la verità, cioè non snaturi mai quello che sei, e vai sempre a testa alta proponendo quello che hai da dire, quello che hai da dare senza mai “sottometterti”, fammi passare il termine, a delle circostanze, a delle cose che ti vengono dette, a delle cose che magari ti vengono imposte, io credo sia sempre una vittoria, perché comunque saranno sempre persone in più che conosceranno realmente chi sei e quello che vuoi dare, e la musica comunque è condivisione, quindi, con più persone lo fai naturalmente meglio è. Un talent ti permette, se lo affronti in questo modo, di arrivare a tantissima gente, che poi può amarti o meno, però comunque fai vedere chi sei.

Oltre al fattore popolarità, qual è l’eredità più preziosa che ti lascerà il mondo dei talent show?

Sicuramente la consapevolezza e la prontezza nelle cose, perché in generale studiare così tanto, essere ogni giorno lì  a cercare di superare quelli che noi chiamiamo limiti, quelli che io mi ero imposta come limiti. Spesso la mia voce l’ho vista tanto come un limite proprio per come è, molto bassa, fuori dai canoni della voce femminile. Volevo cambiare la mia voce volevo avere un’altra voce magari un po’ simile ai canoni in generale della voce femminile, però poi stando dentro ‘Amici’ e studiando tecnica, studiando me stessa, smontando tutto quello che avevo montato negli anni, ho capito che in realtà quello che io chiamavo limite è unicità, ed è importantissima questa cosa, e infatti adesso questo dubbio non ce l’ho più.

Quindi la ricerca dell’originalità coincide sempre con il trovare se stessi in qualche modo..

Esatto, e naturalmente nel cercare di non imitare nessuno se non te stessi. È quello che io ho sempre fatto e questo per fortuna, è da quando avevo undici anni che ho avuto in mente il cercare le cose dentro di me, però non studiando percepivo questa voce, così diversa dalle altre, come una brutta voce. Un pensiero che mi ha fatto provare disagio. Ma poi mi sono resa conto che non poteva essere così.

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