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POLICLINICO GEMELLI, UN’AULA PER LA MEMORIA AL PROF. GIAN CARLO CASTIGLIONI

Ventisei anni fa ci lasciava il chirurgo che operò Giovanni Paolo II dopo l’attentato del 1981, il Policlinico di Roma ne celebra la memoria, pregna di dedizione al lavoro e amore per la classe medica

A raccontare chi fosse il Prof. Gian Carlo Castiglioni è un curriculum da record misto a fatti di cronaca consegnati alla storia di questo Paese. Il peso specifico del professionista e dell’uomo verrà celebrato oggi 15 gennaio attraverso un’aula a lui dedicata dal Policlinico Gemelli di Roma per immortalarne la deontologica passione e dedizione proiettate ai progressi tecnici e alle nuove scoperte della medicina moderna. Tra le tappe della sua significativa carriera, il contributo alla costruzione dei reparti chirurgici e alle sale operatorie del Gemelli; il primo trapianto di rene; l’attivazione del reparto di cardiochirurgia e dei centri di terapia intensiva nella clinica chirurgica; l’organizzazione, quale Rettore, della nuova facoltà di medicina dell’Università degli Studi di Ancona; il delicato intervento in seguito all’attentato di Giovanni Paolo II; il primo trattato sul pancreas.
Il suo insegnamento etico, sintetizzato in una nota prolusione, “Per i medici di domani” (1966), tuttora attuale nella formazione dei giovani studenti (ma applicabile unilateralmente a qualsiasi campo per la conservazione dell’integrità dei valori nelle relazioni sociali), metteva in guardia i futuri medici dalla disumanizzazione della medicina.

Le radici del Professor Castiglioni ci riportano al padre, prof Giovanni, compagno di vita di Agostino Gemelli presso l’Università di Pavia e successivamente per 30 anni direttore dell’istituto di Patologica Chirurgica dell’Università di Milano dalla sua inaugurazione nel 1934 e alla madre, rigida cattolica milanese, con educazione del collegio femminile di Ingelbhon, presso Lucerna. Ebbe cosi inizio la carriera, dopo la laurea di 110 e lode all’Università di Milano nel 1946 che lo vide prima assistente volontario all’istituto di Anatomia Umana Normale di Milano (1946-
49) e poi assistente di ruolo negli istituti di Patologia Chirurgica di Milano (1949-50). Nel 1950 fu primo aiuto del prof Pettinari presso l’Università di Padova dove visse 10 anni internamente nell’Istituto di Clinica Chirurgica, come libero docente in Patologia Chirurgica (1955), in Clinica Chirurgica (1956) e in Anatomia Chirurgica (1958). Nel corso della sua esperienza padovana ebbe un permesso di studio di due anni (1954-56) che spese quale fellow dentro la clinica chirurgica dell’Università di Pennsylvania, a Philadelphia, diretta dal prof. Ravdin che lo annoverò primo italiano fra i membri dell’American College of Surgeons. Dall’America rientrò portando con sé nel bagaglio la macchina per l’ossigenazione extracorporea nella chirurgia a cuore aperto (cfr “Pensiero scientifico”, 1956, vol 21 n. 6) che fu di estrema utilità all’Istituto di Padova. Nel 1960 vinse il concorso a prof. Universitario bandito dall’università di Cagliari e diresse la Patologia chirurgica di Sassari dal 1962. Così la relazione della commissione esaminatrice nell’ambito del concorso per professore ordinario di ruolo: La commissione riconosce la lodevole ed ininterrotta carriera universitaria del candidato, ricca di proficua attività scientifica e didattica. La sua produzione, iniziata in istituti biologici, si è poi sviluppata in modo vario e accurato in diversi campi della patologia e della clinica chirurgica e si distingue singolarmente per l’esattezza dei metodi, la proprietà dell’impostazione, l’eccezionalità della documentazione. Da essa si delinea la figura del ricercatore, del didatta e del chirurgo moderno, preparato, colto, Vi è amore per la ricerca, spirito di osservazione, capacità di critica; le conclusioni sono convincenti, importanti e spesso originali. Si ricordano in particolare i lavori e le relazioni sulla chirurgia del pancreas e del surrene, esemplari e d grande importanza perché apportano un sostanziale progresso in questi campi. Ottima l’attività operatoria. Ha frequentato cliniche straniere. Presenta 73 pubblicazioni. Nel 1963 fu chiamato dal Prof. Vito, allora rettore dell’Università Cattolica di Milano, ad organizzare la chirurgia nel costruendo Ospedale Gemelli. Nel 1966, via via che i piani salivano, si arrivò alla Clinica Chirurgica del nono piano, dove vennero programmate le sale operatorie dell’Istituto, le degenze, le aule degli studenti. Nello stesso anno, dopo la magnifica prolusione per i medici di domani largamente apprezzata per la lungimiranza e l’umanità sovrana della professione, venne a coprire la cattedra di clinica chirurgica che oggi con diverse concezioni è frammentata, come aveva previsto, in tanti centri di alta specializzazione riconosciuti in tutto il mondo ma il paziente è uno solo e rimane quello davanti al moltiplicarsi degli osservatori sanitari. Nel 1967, in previsione del suo interesse per i trapianti d’organo, attivò nel suo istituto la divisione di Emodialisi e nel 1968 il laboratorio di Immunologia.
Nel 1969, dato il suo interesse per la terapia dello shock e del trauma, fondò il Centro per lo Studio della fisiologia dello shock con il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

L’attentato a Giovanni Paolo II commesso il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro, da Mehmet Ali Ağca

Nel 1970 eseguì brillantemente il primo trapianto di rene dando così il via con successo alla serie dei trapianti di organo. Dal 1971 al 1974 ricoprì il ruolo di Rettore della Nuova Facoltà di Medicina dell’Università Statale di Ancona. Nel 1975 attivò, nell’ambito del suo Istituto, il reparto di cardiochirurgia. Nel 1978 attivò il centro per enterostomizzati. Nel 1981 ebbe l’onore di eseguire, insieme ai suoi allievi, il delicato intervento chirurgico relativo all’attentato a Sua Santità Giovanni Paolo II. Nel 1983 attivò il Centro di Terapia intensiva sempre all’interno dell’Istituto di Clinica Chirurgica. Nel 1986 eseguì il primo trapianto epatico. Nel corso della sua carriera, grazie alle conoscenze universitarie acquisite durante i suoi soggiorni e le sue attività internazionali, ebbe modo di far specializzare numerosi suoi allievi tramite borse di studio all’interno di alcune dei più prestigiosi Istituti Universitari degli Stati Uniti. Alla sua morte, avvenuta il giorno del suo 73esimo compleanno (4 febbraio 1994), lasciò un Istituto con più di 200 letti suddivisi nelle nuove cattedre di Cardiochirurgia di Trapianti d’organo e nelle divisioni di Urologia (dove aveva diretto la scuola di specializzazione), di chirurgia d’urgenza e di chirurgia plastica alla guida dei quali sono oggi i suoi allievi. Da ricordare il suo interesse scientifico e il suo validissimo impegno per la chirurgia del
surrene, del colon, del pancreas (sul quale scrisse un importante trattato edito da Piccin e pubblicato qualche mese dopo la sua scomparsa), la patologia del cuore e dei vasi, la chirurgia epato-biliare, l’endocrinologia, il morbo di Cushing, il morbo di Burger, i tumori della papilla di Vater, del surrene, dell’esofago, della testa del pancreas, il carcinoma broncopolmonare, il carcinoma del colon, il trattato chirurgico dell’obesità, i trapianti di rene e di fegato, la dialisi, lo shock, il trauma… Direttore della “Rivista di Chirurgia e Patologia sperimentale”, direttore della fondazione del “Bollettino della Società Italiana di Chirurgia”, già vicepresidente della Società, relatore ai più importanti congressi internazionali, membro dell’American College of Surgeons dal 1959, insignito delle più ambite onoreficenze. Medaglia d’Oro della Sanità, della Pubblica Istruzione e Cavaliere dell’Ordine di San Gregorio magno per volere di SS Giovanni Paolo

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