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Tutto l’Eros che conta

A tu per tu con Carlo Napolitano

di Davide Iannuzzi

Erotismo e letteratura; dove il senso dello scabroso non ha udienza, né cittadinanza la poesia legittima, sublima, evoca tracciando sinuosi i contorni di una materia che sa esplodere di eleganza o implodere di tormento. “La poesia malinconica e sentimentale è un respiro dell’anima” avrebbe detto Giacomo Leopardi, una attività fisiologica che sopravvive di una sua indipendente essenza, a volte divergente dal filone narrativo del suo stesso Autore che in essa si perde e si riconosce come nella pratica di un esercizio costante e imprescindibile di autoanalisi. A raccontarci l’essenza dell’Eros è Carlo Napolitano, docente di Lettere e Scienze umane e antropologo di tradizioni popolari ed esoteriche. Edito e distribuito da Planet Book Nelle Strade Di Eros si pone tra le altre opere da lui stesso prodotte molto più che come semplice deriva o divagazione. Le poesie in essa raccolte fungono da strumento di indagine sugli scenari dipinti da sguardi interiori, suffragati dal vezzo dell’estetica e investiti di una complicata missione; trovare vecchie risposte ponendo nuove domande, sulla chimica che governa l’alchimia tra uomo e donna. Tra indomiti fremiti e richiami ancestrali sorge trionfante il desiderio che sopravvive oltre il suo stesso compimento. Un’esperienza sensoriale che fa cadere la maschera da ogni volto liberando da essi espressioni di piacere e dolore, quando l’elogio di un sentimento è spezzato dalla cruda assenza dell’oggetto amato. Sensazioni descritte da traiettorie fisiche colgono la sensualità di feticci resi tenui dalla leggerezza di un’innocenza che non viene mai tradita. In scena i riflettori puntano su occhi, mani e scarpette rosse. La passione viaggia sulle frequenze di colori inebrianti, come un calice di buon vino rosso, provocando accecanti illusioni di conquista, oppure di nuove consapevolezze di una ritrovata libertà; quella poter viaggiare ancora, e senza fine. Andiamo a conoscere meglio l’Autore di Nelle Strade di Eros, Carlo Napolitano.

Lo scrittore e Docente di Lettere e Scienze Umane Carlo Napolitano

Dopo una prima raccolta di versi, alcuni saggi e romanzi è la volta di un secondo testo di poesie. Quale è il filo rosso che lega le opere che hai prodotto fino ad ora?

Ho sempre avuto una forte attrazione per l’esoterismo e il mistero, aspetti che si celano spesso tra le pieghe della realtà che viviamo ogni giorno e che sovente non identifichiamo perché siamo troppo presi dal nostro frenetico vivere quotidiano. Stiamo sempre più perdendo il contatto con la Natura e il Sacro; figli di un materialismo globalizzato sfrenato ci siamo trasformati in avidi consumatori di notizie preconfezionate, vacanze organizzate e religioni e filosofie ‘à la mode’ proposteci dai santoni di turno, dal mondo dei social e dai ‘consigli per gli acquisti’. Cinici e sfiduciati abbiamo perso la capacità di innamorarci e di meravigliarci della bellezza dell’umano e della vita stessa e preferiamo affidare agli ‘esperti’ del momento la risposta alle domande sul senso del nostro esistere come individui di questo secolo del disincanto. Se dovessi identificare un tratto comune che lega tra loro i miei libri direi che essi sono caratterizzati dal tentativo di identificare una visione diversa della realtà e delle cose, uno sguardo più vicino al mondo della Tradizione, seppur sempre più soffocato dal qualunquismo e dalla volgarità di questa tarda modernità.

In un mondo ossessionato dall’eros sopraggiunge un’opera che sembra voler dare nuova dignità e legittimità al termine “Eros”; cosa hanno in comune e in cosa divergono lo sguardo di un poeta e la percezione popolare di una materia così complessa?

‘Eros è filosofo’ affermavano gli antichi greci, poiché Eros ama la verità e quando siamo in preda al suo sacro fuoco noi siamo spinti a cercarla la verità, nel mondo, nelle persone, nel vivere quotidiano. Quando ci avviciniamo all’altro, quando lo riconosciamo tra i tanti volti che incontriamo nel nostro esistere, quando stabiliamo con l’altro quel dialogo dell’anima che lo porta a essere parte di noi e della nostra vita, considerandolo importante non solo in funzione di ciò che ‘muove’ dentro di noi con la sua presenza ma per ciò che è, noi compiamo un atto di erotismo, nel senso che riconosciamo la ‘verità dell’altro’, del suo esistere, del suo esserci. Chi opera tale cammino con lo sguardo della poesia mette inconsciamente in moto un processo purificatorio, affidando a quel mondo immaginifico, creativo ed errante delle emozioni il primo passo della ‘cerca del Graal’ e in tal senso esso non può che distaccarsi dalla percezione comune delle cose, specialmente quella del mondo di oggi dove l’amore, la passione, la sessualità hanno perso ormai ogni carattere di conoscenza per divenire un atto di consumo, un momento nel quale paradossalmente l’altro non esiste più se non come strumento di soddisfazione psicofisica del nostro ego.

Come nasce “Nelle strade di Eros”?

Questo testo trova la sua genesi nel tentativo di delineare attraverso la poesia un itinerario solcato dalla passione e dal profondo desiderio di varcare la soglia del déjàvu con una persona che è stata parte del mio mondo interiore per un periodo della mia vita, nella direzione di un ‘infinito’ del cuore e dei sensi che immaginavo di poter portare a compimento, qualcosa che superasse la banalità del mero piacersi dal punto di vista fisico e che potesse insinuarsi su sentieri diversi e poco battuti per poi riconnettersi a una inderogabile e necessaria quotidianità che, oltre la bellezza di un verso e delle emozioni, è in definitiva la vera necessità dell’essere sostanzialmente umani, il senso ultimo del nostro esistere.

Nella prefazione parli della passione come tentativo di trovare l’Impossibile: la poesia è un punto di arrivo o di partenza?

La poesia ha una dimensione sacra; essa risponde ai più intimi bisogni dell’anima di ognuno di noi nel momento in cui questa si apre al mondo e rivela se stessa; e nel contesto espresso dai sentimenti essa è il migliore strumento per definire il pathos, di fissare un momento, uno sguardo, una parola, di rendere eterna una riflessione e di ricostituire quel carattere divino che i primi pensatori greci attribuivano al dia-logos degli amanti. In tal senso la poesia ha sempre una missione impossibile da svolgere perché Eros vola sempre più alto rispetto al caos materialistico nel quale siamo immersi e non è affatto facile descriverne la figura, impressa nelle emozioni che genera una passione amorosa. Non indicherei però un punto di partenza o di arrivo per la poesia. Ribadisco: questa è una condizione stessa dell’anima o una esigenza, insomma un fenomeno espressivo non sottoposto al tempo e allo spazio.

Desiderio, passione, amore: quale di questi tre stati emotivi predomina nella tua raccolta?

Sicuramente il desiderio e la passione svolgono un ruolo centrale. Il mio è stato un tentativo di definire i contorni di queste dimensioni, l’espressione del loro stesso volto. Per quel che riguarda l’Amore….beh….questa è un’altra storia poiché affinché Eros diventi carne e sangue ci vuole sempre un atto di coraggio che sfugga alle leggi dell’autocompiacimento, per farsi scelta, per divenire, in definitiva, progetto. Ed è solo in tale dimensione che si ‘costringe’ Eros a obbedire all’umano obbligandolo a esprimersi nella forza della vita, attraverso il tempo, attraverso le rughe…

C’e una poesia della tua raccolta a cui ti senti più legato?

Veramente esiste più di una poesia di questa raccolta alla quale sono legato ma se dovessi proprio indicarne una direi che è ‘Solo il mare sa’. Ma non chiedermi altro in merito; sarei costretto ad aggiungere altre parole a quelle già dette e non sarebbe bello, non sarebbe serio, in nessun caso, violare i veli del silenzio.

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