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L’ELETTRONICA NATURALE DI METCALFA

Intervista con Metello Bonanno in arte Metcalfa, profeta della nuova hybrid music

Avevamo presentato il 26 gennaio il suo nuovo singolo “Missing”, anticipatore di un nuovo Ep in uscita dal titolo “Siolence”, termine coniato dallo stesso artista per unire i significati si silence e violence. Una formazione musicale inizialmente orientata verso le percussioni prende presto nuove derive per aumentare la cifra creativa delle sue composizioni, sposando presto un’originalità che si traduce poi in brand tutto da scoprire; la Hybrid Music. Metcalfa rivendica una nuova dignità dell’elettronica, elevandola dal tradizionale ruolo di servizio e supporto alle composizioni per diventare anima del brano. Metello Bonanno, ci rivela la natura del suo nome d’arte e alcuni dettagli di uno stile che al sentiero dell’intrattenimento preferisce il percorso più rischioso, l’ascolto.

Metcalfa rimarrà sempre un progetto puramente strumentale?

Non lo so ancora, ma credo di no. Mi piacerebbe introdurre delle parti vocali tramite una voce femminile o un piccolo coro, in modo da arricchire la texture già presente e creare uno spazio sonoro più ampio.

In che cosa consiste la hybrid music?

Beh, in realtà è un termine che credo esista già in alcuni contesti, ma questo non lo diciamo a nessuno. Sostanzialmente si parla di ibrido quando c’è una commistione profonda di acustico ed elettronico. Quello che voglio fare tramite il mio approccio è usare in modo intercambiabile i miei strumenti, non voglio utilizzare l’elettronica solo per lanciare delle basi su cui suonare. Voglio dare un’idea del ritmo e dell’improvvisazione più completa, più ampia; anche per questo motivo raramente suono lo stesso brano due volte nello stesso modo: si può interagire in mille modi diversi all’interno di uno schema fisso. Spesso tendiamo a considerare l’elettronica come qualcosa di “facile” e lo strumento acustico come più difficile, quasi più autentico. Il mio obiettivo è dimostrare il contrario: serve comunque un essere umano per tirare fuori del suono da entrambi. L’importante è l’idea che ci sta dietro, lo strumento è solo un mezzo.

Perchè il nome “Metcalfa”?

La metcalfa è un piccolo insetto bianco, piuttosto diffuso in Italia. E niente, mi piace il suono del nome. Metcalfa. Ha qualcosa di ritmico al suo interno. Inoltre, come ho detto ad altri che me lo hanno chiesto: non è un nome che si sente spesso e non è facile da pronunciare, quindi per riflesso tendi a pensarci di più e te lo ricordi.

Qual è il momento migliore per ascoltare Missing?

Sicuramente il modo migliore sarebbe live. Ma al di là di questo credo che i momenti migliori siano la mattina molto presto (tipo verso le 5) e/o dopo la mezzanotte. Con delle buona cuffie, mi raccomando.

Chi altri c’è dietro il progetto Metcalfa?

A livello musicale ci sono state due persone importanti: Andrea Balleari che mi ha aiutato con il master dei brani e Raimu, il quale ha dato un contributo artistico non da poco al progetto. Mentre a livello organizzativo ho potuto fare affidamento su di un team estremamente preparato: Morgana di Conza press e Giorgio Cataldo e Arianna Persone di OVOSOCIETY. Per adesso a livello musicale sono da solo, ma voglio coinvolgere sicuramente altri musicisti.

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