Il percorso espositivo attraverso le stanze segrete dell’attore più amato dagli italiani chiuderà il 31 gennaio. Intimismo e storia di un luogo che fa arte
di Paolo Marra
Se non avesse fatto l’attore Alberto Sordi avrebbe voluto essere un antiquario. Alla fine è stato sia l’uno che l’altro. Un fine antiquario dell’arte della romanità espressa nei mille volti tragicomici portati sul grande schermo con il piglio cinico di chi ha conosciuto il difficile percorso dell’artista prima del successo. Ogni personaggio un punto prospettico diverso di uno stesso quadro raffigurante i difetti, le manie, gli accadimenti e i velati pregi dell’italiano di ieri e di oggi.
La farsa della commedia dell’Arte intrecciata a una vita privata altrettanto generosa di manierismi nostrani svelata attraverso la mostra a lui dedicata, a cent’anni dalla nascita, allestita a Villa Chiavolini fino al 31 gennaio 2021. Un’opportunità unica per visitare le camere private della storica dimora di Alberto Sordi affacciata sulle Terme di Caracalla, finalmente aperta al pubblico. Un percorso espositivo che ci svela la sfera privata, condivisa per anni con le care sorelle Aurelia e Savina, di uno dei più importanti attori del cinema italiano.
Ne esce una figura a tutto tondo attento al dettaglio, curioso, amante di Roma, con una forte passione per l’arte contemporanea. Ad iniziare dal teatro privato dove soleva intrattenere amici ed ospiti con esibizioni e proiezioni di film, con il soffitto ricamato con intarsi a forma di pellicole cinematografiche, il fondale del palco con due figure di ballerine disegnate dal pittore futurista Gino Severini, con al centro un piano C. Bechstein al quale il Maestro Piero Piccioni accennava i temi dei famosi film dell’attore. Un vero gioiello di gusto ed elogio dell’arte, di cui il cinema ne è solo la settima parte.
E poi ancora, il salone con i quadri dell’amico Giorgio De Chirico, conosciuto al caffè Greco, lo studio privato, la camera da letto e la barberia, anticamera delle trasformazioni attoriali davanti alla macchina da presa e dei tanti incontri di una lunga carriera. Ampio spazio all’interno della mostra per un focus dettagliato, grazie a documenti d’archivio, sui primi anni di carriera come doppiatore di Alberto Sordi e dei primi ruoli come comparsa e attore prima della notorietà con il film “I Vitelloni” del 1953 del regista e amico Federico Fellini.
Il percorso espositivo si conclude con un stand allestito davanti all’entrata della storica dimora, dove ritorna l’intreccio tra reale e finzione, vita privata e cinema: il viveur sciupa femmine, amante degli animali e della bicicletta, devoto cristiano e donatore generoso fa da contraltare ai vestiti di scena di personaggi cult: Il Marchese del Grillo, Il Vigile, il Medico della Mutua, il Presidente del Borgorosso e tanti altri esposti su manichini intorno all’iconica Harley Davidson di “Un Americano a Roma”, posta al centro della scena. Il capello con guanti di “Gastone”, altra figura ridicola e malinconica portata sullo schermo dal grande attore romano, segna la fine di un percorso emozionante, da non perdere.
La sensazione dopo aver visitato la mostra “Alberto Sordi 1920-2020″ è di aver conosciuto meglio un caro vecchio amico. Un amico in cui ognuno di noi può scoprire se stesso.