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3 MAGGIO, ORA È UFFICIALE

Eurobond la base per la ripartenza, con frecciate per Salvini e Meloni

di Davide Iannuzzi

Le misure applicate stanno dando i primi risultati confortanti, lo ha dichiarato il premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa che annuncia il nuovo decreto al 3 maggio. “Non possiamo vanificare gli sfozi compiuti, se cedessimo adesso rischieremmo che tutti i risultati positivi fin quì andrebbero persi. Sarebbe una grande frustrazione per tutti perchè dovremmo ripartire da capo, con un aumento del numero delle vittime”. Il premier non lascia spazio a sofismi e interpretazioni nel ribadire che sia per la Pasqua che per i ponti del 25 aprile e del 3 maggio non ci sarà alcuna flessione circa l’obbligo di restare a casa. La ripresa oltre il termine del nuovo decreto sarà proporzionale alla linea di condotta applicata collettivamente.

“La proroga per il decreto appena firmato vale anche per le attività produttive. La tutela della salute al primo posto. Ma dobbiamo tutelare tutti gli interessi in campo, la tenuta del nostro tessuto socio-produttivo – ha dichiarato il premier che ha poi introdotto il concetto di sicurezza – vogliamo far ripartire quanto prima in condizioni di sicurezza il motore del nostro paese a Pieno regime. Se prima del 3 maggio dovessero esserci le condizioni raccomandate dai nostri scienziati cercheremo di provvedere di conseguenza”.

Il premier annuncia qualche variazione. Da martedì 14 aprile saranno riaperte al pubblico cartolerie, librerie, negozi per neonati, assieme alla selvicoltura per l’approvvigionamento del legname. Il lavoro per la fase due sembra essere già partito “non possiamo aspettare che il virus scompaia del tutto dal nostro territorio” ha proseguito Conte parlando di un programma di ripartenza organico che poggia su due pilastri: l’istituzione di un gruppo di lavoro di esperti e il protocollo di sicurezza sul posto di lavoro. Un gruppo di esperti tra sociologi, psicologi e manager assisteranno lo start up della fase due. Tali esperti dialogheranno con il comitato tecnico scientifico per avere la possibilità di ripensare e consolidare le logiche di lavoro finora adottate. “Dobbiamo inventarci e proporre nuovi modelli organizzativi che tengano conto della qualità della vita”.

Il protocollo sulla sicurezza del posto del lavoro è stato già siglato verso la metà di marzo. Per le aziende risuona forte la raccomandazione ad approfittare dell’attuale momento di sospensione delle attività per sanificare i posti di lavoro e predisporre le condizioni di massima sicurezza, comprese le distanze sociali a cui ci si è ormai abituati. A tal proposito il premier ha parlato di un ripensamento della rete del trasporto pubblico per approdare a una soluzione che preservi i passeggeri diretti sul posto di lavoro dai pericolosi assembramenti.

“L’Europa affronta una situazione mai avuta in tempi di pace. 1500 miliardi di euro per fronteggiare la crisi. Negli Usa il sostegno pubblico è nell’ordine di circa 2000, 2300 miliardi. Numeri mai visti. Le proposte da parte dei ministri dell’euro gruppo sono un primo passo verso la risposta europea”.

Conte ha poi parlato dettagliatamente dell’importanza degli eurobond come principale conquista nella battaglia che coinvolge il Paese. Parla di un fondo che sia disponibile con immediatezza e più affidabile di altre iniziative collegate al mes. Poi arriva la frecciata alla polemica sollevata dalle inesattezze pronunciate da due politici in particolare. “Il Mes esiste dal 2012, non è stato costituito la scorsa notte come falsamente è stato dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Lo stanno ripetendo dalla scorsa notte. Non è assolutamente così. Questo governo guarda in faccia agli italiani e parla con chiarezza. L’eurogruppo non ha firmato nulla, né ha istituito alcun obbligo. E’ Una menzogna. L’Italia non ha firmato alcuna attivazione del Mes, non ha bisogno del Mes, perchè lo ritiene uno strumento inadeguato rispetto all’emergenza che stiamo vivendo”.

Il premier ha calcato la mano sull’effetto deleterio delle falsità espresse come forza indebolente di un negoziato che vede coinvolti 26 Paesi. Compresi Germania e Olanda.

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