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CRONACA E ANALISI SOCIALE, NEL RACCONTO DI FANTASCIENZA INTERDISCIPLINARE DI EMANUELE ARGILLI

A poco più di un anno da “Abissi Stellari” arriva “Il volto di Tharsis”, secondo romanzo distribuito da Terre Sommerse

Photo by Bebora Argilli

di Davide Iannuzzi

Anche dietro la germinazione più spontanea di un’idea si muovono i sottili fili del metodo e della pianificazione. Sorprende la mole produttiva associata alla rapidità di attuazione con cui il giovane Autore romano del quartiere San Basilio riesce a switchare dalla guerra dei mondi all’infinitesimale io che si espande come un buco nero nello spazio. Così Emanuele Argilli affronta la sua seconda prova editoriale approdando a “Il volto di Tharsis” a poco più di un anno dal debutto con “Abissi stellari”, in cui l’elemento descrittivo delle ambientazioni, nelle relazioni spazio/tempo emergeva a principale soggetto narrativo . Emanuele Argilli ama rischiare, si sgancia dagli archetipi della fantascienza popolare per incanalarsi in una forma di racconto distopico, addolcito e vivacizzato nei colori tenui dell’intrattenimento, che affonda, però, nel tratteggio più marcato dell’analisi sociale. Nel piacevole incontro tra Mediafrequenza e l’autore del romanzo emergono dettagli policromi di un mestiere che rimarrà tale, finché continuerà ad essere legittimato da una profonda, incontrollata e incontrollabile esigenza espressiva.

Un racconto che sembra un connubio tra due opposte discipline di scrittura; fantascienza e giornalismo di cronaca. Come è maturata l’idea de “Il volto di Tharsis”?

Per lo spunto narrativo mi sono ispirato a una storia vera. Intorno agli anni sessanta, la città americana di Centralia, nello stato della Pennsylvania, è stata vittima di un tremendo incendio che ne ha causato lo svuotamento. Ma un edificio è sopravvissuto alla catastrofe ed è rimasto in piedi sino ad oggi, si tratta di una vecchia chiesa, che non ha smesso di accogliere i suoi membri in una città fantasma.

Lessi questa vicenda sul sito della BBC e mi colpì molto. Mi attirò il particolare della chiesa e della fede come simboli di resistenza e speranza, quindi l’ho usato come tematica del romanzo. In fondo la religione è un suo argomento cardine, insieme all’antropologia, alla politica e, appunto, al giornalismo.

Riguardo al giornalismo mi interessava tantissimo esplorare la sua connotazione. Il protagonista, il cronista Eugene Dupin, è ossessionato dalla verità. Il suo, perciò, non è semplice lavoro, è una crociata che ha come scopo la ricerca della verità. Ma il giornalismo è anche un media, un business, una propaganda, allora dov’è la differenza? Nel mio piccolo, ho voluto riflettere sulla questione.

Altro proviene dalla letteratura di fantascienza e fantastica. Nel romanzo “Lucky Starr, il vagabondo dello spazio”, dello scrittore Isaac Asimov, il protagonista è un agente segreto del futuro spedito su Marte per indagare su un caso di intossicazione alimentare. Nel bellissimo “Il mondo perduto” di Sir Arthur Conan Doyle, il protagonista è un giornalista che si ritrova immischiato in una spedizione amazzonica per ricercare una regione ancora abitata dai dinosauri.

Queste sono le principali ispirazioni letterarie, ma c’è molto altro: mi piace attingere da fonti diverse e da tante cose che amo.

In poco più di un anno arriva il tuo secondo romanzo, dopo “Abissi stellari”;  quale è il fil rouge che conferisce continuità a questi due lavori?

“Abissi Stellari” è stato una specie di banco di prova, senza che me ne rendessi conto mi ha detto che potevo scrivere! Da anni volevo incominciare ma temevo di non avere la capacità per sviluppare un romanzo: del resto una cosa è avere idee, un’altra è sapere svilupparle. “Abissi Stellari” mi ha aperto un mondo, un abisso su me stesso, quindi ho sentito la voglia di scrivere il mio “primo” romanzo (“Abissi Stellari” è una raccolta di racconti), di seguire una storia più elaborata, con personaggi più profondi. Mancava solo una buona idea.

In un momento storico così oscuro e devastato dagli effetti della pandemia da covid-19, che ruolo sociale assumono la letteratura e in particolare la fantascienza?

“Eterno spirito della mente che non conosce catene!” scrive Lord Byron. Leggere è come volare. E’ un viaggio. Permette di essere dovunque, di provare qualunque emozione al di là del contesto in cui si vive: sorridere quando fuori è buio, sentirsi in compagnia quando si è soli. Non è solo evasione. E’ molto di più. Ho passato il lockdown a leggere e ammetto che senza libri sarebbe stato più difficile.

C’è pure un altro fattore da non sottovalutare. La lettura aumenta la comprensione della “parola”, il suo significato, le sue sfumature. In questa difficile emergenza siamo bombardati da informazioni e notizie, nuovi termini sono entrati nel nostro quotidiano e in mezzo abbondano, purtroppo, fake news e iniziative deleterie come quelle negazioniste. In una tempesta simile, la conoscenza della parola può essere una bussola.

La fantascienza è altrettanto indicata. E’ un genere che nasce dall’indagine sociale. I suoi scrittori, nel corso degli anni, hanno immaginato il futuro sia come una società utopica all’insegna del progresso scientifico, sia come una distopia deprimente, ciò in base ai diversi scenari mondiali che facevano da ispirazione. In queste avventure risalta il tentativo di esplorare l’uomo, di teorizzare sulle conseguenze delle sue azioni e sul rapporto che ha con la tecnologia. Vi si legge anche il messaggio della responsabilità individuale e collettiva. Circa la situazione drammatica che stiamo vivendo, dovremmo chiederci se oltre a combatterla avremo la saggezza di imparare da essa. Un avvenimento di questa portata ti dice chi sei, come in fondo fanno i libri.

In quest’ottica ritieni che la fantascienza abbia funzione di pura evasione oppure può avere valenza formativa, pedagogica e morale?

Ha assolutamente un valore istruttivo nonché morale. Prima dell’affermazione del genere esisteva il “romanzo scientifico”. La fantascienza nasce da qui, da un pretesto scientifico che viene allargato con la fantasia. Alcuni autori si spremono per dare una giustificazione plausibile alle situazioni straordinarie che inventano. Jules Verne descriveva nei minimi dettagli il funzionamento del Nautilus, nozione derivata dalle sue appassionate letture di riviste scientifiche; l’americano Herbert G. Wells, patriarca della fantascienza, forniva una spiegazione euclidea per il viaggio nel tempo nel suo “La macchina del tempo”. Adoro queste cose! Questi autori mi hanno trasmesso la passione per la ricerca. Una delle fasi più belle del lavoro per “Il volto di Tharsis” è stata proprio la ricerca, per esempio l’approfondimento di Marte e della sua geografia. Un passaggio istruttivo e divertente.

Come scritto in risposta alla precedente domanda, la fantascienza approfondisce tematiche sociali e politiche, infatti facilmente le sue trame si addentrano nella fantapolitica, o camminano parallele con essa. Mi viene in mente la saga di “Dune” di Frank P. Herbert, ricca di avventura, ma che assume, per buona parte dei sei romanzi, un’incredibile riflessione sul rapporto fra l’essere umano e i principali sistemi di potere – religione, politica ed economia.

Il genere esplora anche la complessa emotività dell’uomo. Il magnifico “L’uomo nel labirinto” di Robert Silverberg, analizza le emozioni umane grazie a un bellissimo espediente: il protagonista subisce un influsso da parte di una razza aliena e i suoi pensieri e sentimenti più oscuri si tramutano in un insopportabile fetore sprigionato dal suo corpo. Per via dell’odore nessuno riesce più a stargli vicino e l’uomo è costretto a esiliarsi su un lontano pianeta disabitato. Il messaggio racchiuso in quest’idea, nella sua brillante semplicità, è evidente.

Avrai avuto sicuramente modelli ispiratori le cui letture hanno accompagnato la tua formazione, puoi citarne alcuni?

Tra i miei autori preferiti di fantascienza c’è l’americano Robert Silverberg. Le sue storie sono un’esplosione di fantasia e mi ispirano tanto. Si aggiungono una marea di altri scrittori di fantascienza, Frank P. Herbert, Arthur C. Clark, Philip K. Dick. Non mancano romanzieri del calibro di Conan Doyle, Joseph Conrad, il fantastico Robert Louis Stevenson. Recentemente ho riletto “L’isola del tesoro”, un vero scrigno per tutte le età. Fondamentali sono stati anche J. R. R. Tolkien e J. K. Rowling. Ma menzionarli tutti è impossibile!

Photo by Debora Argilli

Quando è stato il momento in cui hai capito che era giunto il momento di prendere in mano la penna? 

In realtà non l’ho mai abbandonata: da Abissi Stellari ho continuato a scrivere e ad accantonare idee. Salvo le pause per prendere respiro e non collassare sul computer, scrivo continuamente.

Quali sono le maggiori difficoltà che affronta un giovane autore che vuole misurarsi con il mondo dell’editoria?

E’ un mondo pieno di concorrenza ed è difficile, all’inizio, farsi conoscere e ottenere fiducia. Inoltre Internet ha rivoluzionato le cose: adesso l’artista, di qualunque tipologia, può arrivare direttamente al pubblico. E’ un grande vantaggio, ma purtroppo la rete mischia le carte e nella sua confusione si può perdere il valore di un’opera. Emergere è davvero difficile, ci vuole tempo e pazienza.

A questo proposito mi piace ricordare le parole di Antonio de Curtis, il caro Totò, che riguardo allo scrivere canzoni disse: “ […] bisognerebbe scriverle soltanto per hobby, cioè seguendo una passione ed un’ispirazione che non siano minimamente legate a fattori commerciali. “ E’ un ottimo consiglio per gli scrittori emergenti, ovvero di vivere la passione della scrittura senza concentrarsi troppo sulla questione editoriale.

“Il volto di Tharsis” è segnato anche da un cambio di guardia editoriale. Hai considerato particolari diversità nelle strategie di marketing nel passaggio da Gruppo Albatros a Terre Sommerse?

Le motivazioni che mi hanno spinto a cambiare non riguardano strettamente le strategie di marketing. Purtroppo causa pandemia ancora non è partito un vero programma di promozione per l’attuale romanzo. Ma ho particolarmente apprezzato il lavoro di editor di Terre Sommerse, il processo di correzione e specialmente di grafica, potremmo dire essenziale per il mio genere.

Immagino che per uno scrittore del filone fantascientifico non esistano pagine bianche nei propri appunti di viaggio. Cosa bolle in pentola?

Ho da parte degli inediti, spero di pubblicarli un giorno. Al momento sto lavorando a un romanzo che mischia fantascienza, fantastico e fantapolitica. Ci lavoro da parecchio e sono vicino alla sua conclusione. E’ la storia più lunga che abbia mai scritto e non ha ancora un titolo.

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