20 Gennaio, un giorno per essere coesi contro ogni forma di discriminazione

di Damiano Rulli
Oggi 20 gennaio si celebra per la prima volta la Giornata del Rispetto, istituita con la Legge 17 maggio 2024 n. 70, per promuovere la lotta al bullismo, al cyberbullismo e a ogni forma di discriminazione. La ricorrenza è dedicata alla memoria di Willy Monteiro Duarte, il giovane che nel 2020 fu ucciso per aver difeso un amico in difficoltà.
Al riguardo abbiamo intervistato il Dott. Sergio Silvi come esperto in materia giuridica e sociale.
- Quali sono gli strumenti giuridici attualmente disponibili per contrastare il bullismo nelle scuole e quali miglioramenti potrebbero essere introdotti per rendere questi strumenti più efficaci?
“In Italia esistono diverse normative per contrastare il bullismo, come la Legge n. 71 del 2017, che si occupa specificamente del cyberbullismo, prevedendo misure preventive e di protezione per le vittime. Tuttavia, il bullismo tradizionale viene spesso trattato attraverso il Codice Penale, con reati come minacce, percosse o diffamazione. Ciò che manca, però, è un quadro normativo più organico e specifico per il bullismo scolastico. Sarebbe utile introdurre percorsi di giustizia riparativa nelle scuole e migliorare il coordinamento tra famiglie, istituzioni scolastiche e servizi sociali.” - Dal suo punto di vista, quanto è importante il ruolo delle famiglie e delle istituzioni scolastiche nella prevenzione del bullismo, e quali strategie potrebbero adottare per intervenire in modo tempestivo?
“Il ruolo delle famiglie e delle scuole è cruciale. Le famiglie devono educare i figli al rispetto degli altri e osservare eventuali segnali di disagio o comportamenti aggressivi. Le scuole, d’altro canto, devono adottare protocolli chiari per prevenire e gestire i casi di bullismo. Ad esempio, programmi di sensibilizzazione, laboratori sul rispetto reciproco e figure come psicologi scolastici possono fare una grande differenza. La chiave è la collaborazione costante tra genitori, docenti e istituzioni.” - Il cyberbullismo è una delle forme più diffuse e insidiose di bullismo oggi. Quali consigli darebbe ai giovani e ai genitori per proteggersi e denunciare episodi di questo tipo?
“Il cyberbullismo è particolarmente pericoloso perché spesso avviene in modo anonimo e senza confini temporali o spaziali. Ai giovani consiglio di non condividere informazioni personali online e di non rispondere a provocazioni. Ai genitori suggerisco di monitorare l’uso della tecnologia da parte dei figli, mantenendo un dialogo aperto. In caso di episodi di cyberbullismo, è importante conservare le prove (screenshot, messaggi) e segnalarle alla scuola, ai social media e, se necessario, alle autorità. La denuncia è fondamentale per fermare l’aggressore e proteggere le vittime.” - Come possiamo bilanciare il diritto all’educazione del bullo con la necessità di garantire la sicurezza e il benessere delle vittime all’interno delle scuole?
“Il diritto all’educazione del bullo non deve mai andare a scapito della sicurezza delle vittime. Tuttavia, è essenziale lavorare anche sul recupero del bullo, che spesso agisce per insicurezze personali o dinamiche familiari problematiche. Percorsi di rieducazione, affiancati da psicologi e assistenti sociali, possono aiutare il bullo a comprendere le conseguenze delle proprie azioni. Parallelamente, è necessario creare un ambiente sicuro per le vittime, con supporto psicologico e misure disciplinari immediate nei confronti del bullo, evitando tuttavia esclusioni definitive se non strettamente necessarie.”