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“UNA CAMICIA ROSSO SANGUE”, PARLANO GLI AUTORI DEL NOIR/INTERVISTA

Il nuovo romanzo noir di PATRIZIA PETRUCCIONE e RICCARDO AICARDI edito da Robin Edizioni è un affresco storico dell’Italia risorgimentale. Abbiamo incontrato gli autori per capirne meglio le trame

Una camicia rosso sangue” di Patrizia Petruccione e Riccardo Aicardi, edito da Robin Edizioni, è un noir storico che intreccia intrighi politici e tensioni emotive nell’Italia risorgimentale.

Protagonista è Giacomo Dho, patriota piemontese dal passato segnato dall’esilio e da un difficile rapporto con il padre conservatore. Tornato a Torino, viene coinvolto in un’indagine da Cavour e affiancato dalla misteriosa Margherita, con cui sviluppa un legame complesso e ambiguo.

Gli autori creano un’ambientazione vivida, ricca di dettagli storici, e una trama avvincente, dove ideali e compromessi si scontrano. Il ritmo serrato e i personaggi sfaccettati rendono questo romanzo un’ottima scelta per gli amanti del noir e della narrativa storica.

Come è nato il progetto di scrivere Una camicia rosso sangue e come avete deciso di ambientarlo nella campagna siciliana?

L’idea di questo romanzo è nata nell’ambito di un progetto più ampio, che abbraccia un arco di tempo molto significativo del nostro Risorgimento. Infatti “Una camicia rosso sangue” è il quarto di una serie di 8 romanzi ambientati nei diversi luoghi d’Italia dove si sono svolti i fatti che hanno segnato le tappe dell’unificazione nazionale. Il primo romanzo, “ Il caso del colonnello francese”, a Torino, ha sullo sfondo le trame sabaude in preparazione alla seconda guerra d’indipendenza; il secondo “ Un nemico da salvare”, a Milano, si sviluppa nel corso della guerra stessa; il terzo “ La scomparsa di Margherita” si svolge a Firenze quando la città sta per votare l’annessione al Regno dei Savoia; il quarto, appunto, “Una camicia rosso sangue” è ambientato in Sicilia perché lì, con lo sbarco dei Mille, inizia la conquista del Meridione.

A noi interessava in sostanza che la storia raccontata nello sfondo non solo costituisse una base scenografica, ma entrasse anche direttamente nella vicenda. Così nel nostro romanzo la longa manus della presenza inglese in Sicilia si coglie, oltre che nella protezione offerta dalle navi britanniche alla missione di Garibaldi, anche nella trama stessa del noir, che vede come vittima proprio un lord inglese. D’altra parte, il controllo sabaudo sulla missione garibaldina si avverte con l’operato di Margherita, una dei protagonisti costanti delle vicende che raccontiamo.

Quanto è stato importante per voi fondere il noir con la storia del Risorgimento italiano?

Il disegno del noir, inizialmente scelto da noi per dare vivacità alla storia attraverso la suspense e il procedimento investigativo, ha trovato fondamento e ragione d’essere nella veridicità di base dei fatti storici. Perché, se le trame sono inventate, i dati e i personaggi storici sono esatti. Si tratta della già nota, e certo in romanzi più famosi dei nostri meglio sperimentata, fusione di storia e invenzione che conferisce alle vicende verosimili un’aura di autenticità.

I personaggi principali nascono con fisionomie ben definite o si evolvono durante la scrittura?

Parliamo di Giacomo Dho e Margherita, che sono appunto i protagonisti di tutte le storie che raccontiamo. Lui, giovane cospiratore, in esilio a Londra viene reclutato dai Servizi Segreti britannici e torna in Italia nel 1859 proprio con il compito di controllare, per parte dell’Impero britannico, che interessi di altre nazioni non prevalgano su quelli di Londra. Qui Giacomo deve confrontarsi con la ragion di stato, della quale fin dalle sue prime indagini avverte il peso e la potenza. Gli ideali di lealtà, onestà e giustizia a cui aspira gli appaiono compromessi e talora calpestati dai fini politici della ragion di stato. E, mentre vorrebbe combattere, si vede costretto a condurre indagini veicolate dagli interessi delle grandi potenze europee e dei sovrani piemontesi. Ma sempre di più nel corso della sua evoluzione, da ingenuo diventa esperto e sicuro di sé comprendendo quanto sia necessario il contributo di tutti, anche il suo, alla realizzazione dell’Italia unita.

Margherita, l’affascinante spia dei Savoia che, per volere di Cavour, affianca Dho nelle indagini, è una donna dal passato difficile, perciò spregiudicata e astuta. Sembra nei primi romanzi approfittare della sincerità di Dho e quasi usarlo. Ma nel corso delle storie si rivelano anche i lati più fragili del suo carattere ed emerge una sensibilità e una umanità sulle quali gli eventi della vita l’hanno costretta a edificare una corazza di protezione. Anche Margherita dunque, come Dho, non è né buona né cattiva: è umana.

Quanto è stato complesso gestire i diversi livelli di intreccio narrativo?

Abbiamo strutturato l’intreccio narrativo di questo romanzo attorno ad alcuni nuclei principali: l’impresa storica dei Mille, gli interessi inglesi, quelli sabaudi, quelli borbonici. Così Giacomo Dho partito come garibaldino, opera nella vicenda per gli inglesi e si trova a fianco Margherita che è lì a rappresentare i Savoia. L’assassinio di un inglese dà il via alle indagini. Ma altri delitti complicano la questione. Nell’insieme costruire l’intreccio non è stato complesso. Più difficile inserire le varie piste di investigazione che portassero il lettore in diverse direzioni senza permettergli di capire quale fosse quella giusta.

Come si è evoluta la vostra collaborazione durante la stesura di questo libro?

Lavorare insieme per noi era già un fatto collaudato nei primi tre romanzi. In questo forse è stato più agevole che nei primi, perché abbiamo cominciato a dividerci le parti scegliendoci gli episodi da sviluppare. Comunque, come negli altri romanzi della serie, gli approfondimenti storico politici sono materia di Riccardo, che è uno storico, i paesaggi e i sentimenti di Patrizia, letterata.

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